Innovazione in Implantologia Dentale con l’Osseodensificazione

Osseodensificazione e stabilità primaria

In implantologia dentale, ovvero con l’inserimento di impianti dentali nell’osso mascellare o mandibolare per restituire al paziente uno o più elementi dentali, il fattore di primo piano per un successo implantare è raggiungere, e misurare correttamente, una buona stabilità primaria dell’impianto dentale appena inserito.
Per stabilità primaria si intende la forza con la quale l’impianto appena inserito si fissa all’osso alveolare, forza che deve essere capace inizialmente di resistere alle forze di dislocamento. Se l’impianto fosse mobile e in balia di tali forze, tutto il processo di osteointegrazione sarebbe a rischio e si avrebbe il fallimento della terapia implantare. Molti fattori influiscono sulla stabilità primaria: la densità ossea, il protocollo chirurgico utilizzato, il tipo di impianto e non ultima l’esperienza dell’operatore. La forza applicata per inserire l’impianto è strettamente correlata con la stabilità primaria, entro certi limiti la stabilità è direttamente proporzionale alla forza di inserimento. La forza si sviluppa grazie alla frizione meccanica tra l’interfaccia impianto dentale->osso alveolare.

Dunque la domanda più importante sia per l’implantologo che per la salute orale del paziente è:

“Come si raggiunge in maniera altamente predicibile una buona stabilità primaria dell’impianto dentale?”

 

Osseodensificazione e osso alveolare

Oggi una nuova tecnica chirurgica permette di inserire impianti dentali anche in creste alveolari atrofiche, con una stabilità primaria soddisfacente e con un alto grado di probabilità di successo della terapia. Stiamo parlando della tecnica di osseodensificazione.
Questa tecnica riesce a colmare il riassorbimento che l’osso alveolare, soprattutto il superiore posteriore, subisce a causa di svariati fattori predisponenti. L’età avanzata, la perdita prematura di elementi dentali o le protesi removibili possono favorirne il riassorbimento. Una perdita di osso che riguarda sia l’altezza che la larghezza residua della cresta ossea per circa il 20% durante il primo anno dopo l’estrazione. Durante gli anni molte tecniche sono state sviluppate per affrontare terapie implantari su creste alveolari riassorbite, ma mai come ora una di queste risulta essere così efficace.

 

L’utilizzo durante l’osseodensificazione di frese speciali aiuta la preparazione del sito implantare, favorisce la preservazione dell’osso residuo e lo compatta rendendolo di una densità adatta anche per il carico immediato dell’impianto. Le frese tradizionali rimuovono osso durante la preparazione del sito implantare, le frese da osseodensificazione lo preservano, la risposta è molto semplice ma lo studio effettuato da Huwais nel 2013 ha richiesto anni di esperienza per avere una intuizione formidabile come questa. Lo studio effettuato da Paolo Trisi, Marco Berardini, Antonello Falco e Michele Podaliri Vulpiani, nel 2016 (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4770273/) dimostra che l’aumento di volume osseo con l’utilizzo della tecnica di osseodensificazione è di circa il 30% e favorisce l’osteointegrazione e la stabilità implantare su creste residue anche altamente atrofiche.

 

Tutto questo si traduce in interventi meno invasivi per il paziente, in risultati più sicuri, in casi anche complessi affrontati con approccio più semplice e più sicuro e in terapie implantari di successo e di breve durata che restituiscono al paziente elementi dentali perduti anche da molti anni.

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